Ascolto (e lettura) di “Canto estrangeiro” di Tatiana Valle e Giovanni Guaccero - CD Encore Music 2022
Giorgio Monari
Copertina del Cd di Marcelo Guimarães Lima
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                      Nuovi Percorsi/Sarapegbe, 26 giugno 2023
Una lunga e bella storia è quella del CD “Canto estrangeiro” (“Canto straniero”) di Tatiana Valle e Giovanni Guaccero, prodotto dallo stesso Giovanni con Roberto Lioli e Vittorio Bartoli per Encore Music, tutto dedicato a canzoni in portoghese brasiliano, composte su poesie di Luís Elói Stein. È la prima volta di una produzione impegnativa tutta di canzoni in portoghese per il compositore così come per il poeta ed è comunque un progetto maturo, frutto di una lunga storia e di una lenta lavorazione che prende il via a Roma nel 2018. Ritardato a causa della pandemia nel 2020, registrato nel 2021 tra Fara Sabina, Bologna, Porto e Rio de Janeiro, missato a Roma e masterizzato finalmente a Forlì, attraverso fasi di ripensamento e nuovi apporti creativi, il CD vede finalmente la luce nel marzo 2022.

Protagonista è la voce di Tatiana, brasiliana di Londrina (Paraná, sud del Brasile), in Italia dal 2007 nella scena Brazilian Jazz con Nicola di Camillo, Bruno Marcozzi, Angelo Trabucco, Eddy Palermo Trio etc., oltre che come solista o in quartetto, con collaborazioni di spicco con l’Orchestra di Piazza Vittorio, Gustav Lundgren, Guinga, Gabriele Mirabassi, un primo disco da solista e due con Cristina Renzetti – As Madalenas – nel 2015 (“Madeleine”, ottimo l’apprezzamento della critica) e nel 2018. In “Canto estrangeiro”, la sua voce risuona nella poesia di Elói, brasiliano di Carazinho, Rio Grande do Sul (ancora sud), una vita come professore di lingua portoghese presso l’Università La Sapienza di Roma ed il Centro Culturale Brasile-Italia di Piazza Navona, emerso come poeta intorno al 2007 – l’anno in cui Tatiana viene in Italia – e da allora autore di varie raccolte di poesie in portoghese e italiano.
                                                     
                                                Bruno Marcozzi, Giovanni Guaccero, Tatiana Valle, Marco Ruviaro, Barbara Piperno.
                                                              Foto di Diogo de la Vega


A mettere in musica i suoi versi è un compositore di spessore come Giovanni, anche pianista e musicologo, ben addentro la scena classica ‘contemporanea’, figlio di uno dei suoi protagonisti dagli anni Cinquanta in poi, autore di lavori musicali significativi in quest’ambito e insieme dedito alla musica brasiliana e al portoghese (Pixinguinha, Jobim, Chico Buarque, Egberto Gismonti, Milton Nascimento e Guinga i suoi riferimenti), con una sorta di biografia parallela fin dagli ascolti dei grandi artisti verdeoro negli anni Ottanta, al seguito del fine papà, ed almeno un CD di tutto rispetto qualche anno fa, “A roda dos planetas errantes”, nonché vari intrecci con l’altra sua biografia ‘classica’.

Per questo nuovo CD, Giovanni raduna ottimi musicisti che elaborano e realizzano splendidamente le sue idee sonore: con lui al piano e Tatiana, sono il brasiliano Marco Ruviaro alla chitarra a sette corde e al mandolino, Barbara Piperno a flauti e voce (insieme formano il duo Choro de rua), il già menzionato Bruno Marcozzi, batteria e percussioni, ed una notevole lista di special guests quali Giancarlo Bianchetti alla chitarra elettrica, il violoncello di Francesco Maria Parazzoli in “Direção do vento” e i brasiliani Carlos César Motta alle percussioni, Fred Martins voce su “Velho marinheiro” e Henrique Cazes al cavaquinho.
                                                             
                                                      Partecipanti alla registrazione di Canto estrangeiro
                                                                                              Dal Booklet del CD


“Canto estrangeiro” arriva dunque ad inserirsi a pieno nella lunga storia italiana del Brasile e della sua musica, un capitolo non trascurabile del suo successo internazionale, con una presenza locale di grandi artisti tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, Vinícius de Moraes, Toquinho, Chico Buarque figlio di Sérgio docente alla Sapienza, Írio de Paula (che a Roma rimarrà fino alla morte), cui molti altri seguono, a fare da lievito della ‘brasilianità’ di Giovanni.

Verso la fine degli anni 2000 Roma riceve poi una nuova infornata di fresche forze musicali brasiliane, figlie dei vari movimenti di riscoperta della musica di radice, specialmente samba e choro, che coltivano i grandi classici aprendosi però a nuove tendenze. Tra di loro c’è anche Tatiana. Ed è a questa nuova onda brasiliana che si legano sia una svolta decisiva nella produzione poetica di Elói (2007), fin da subito vicina alla musica, sia il grande slancio del Giovanni compositore ‘brasiliano’.

Del 2008 sono le sue prime prove musicali sulle poesie di Elói – suo professore di portoghese –, per arrivare ad una fase più consistente e consapevole tra 2012 e 2013 di cui rimane segno in “Canto estrangeiro” (2012: “Chorinho flauteado”,  “Direção do vento”, “Muda cadencia”; 2013: “Não sei por quê”), mentre la gran parte delle tracce appartiene alla fase più recente e matura della collaborazione – o ‘parceria’, come si dice in Brasile (2018: “Canção de amigo”, “Velho marinheiro”, “Sonho fugidio”; 2019: “Língua minha”, “Do rio”, “Enquanto dure”; 2020: “Deixei de esperar”, “Canto estrangeiro”, “Carazinho”).

                                                               
                                                      Il gruppo alla prima con Luís Elói Stein (Roma, Teatro Anfitrione 28-10-2022, Festival De Natura Sonorum.
                                                                                    Foto di Diogo de la Vega


Secondo lo stesso compositore, sono state tutte scritte “raggruppate”, di solito “in pochissimi giorni”, come quelle del 2012 e degli anni 2018-2020, e qualche volta “anche più d’una nello stesso giorno” per poi magari “passare mesi o anni senza farne neanche una”. Di fronte alla poesia di Elói, Giovanni si spoglia della veste classica, siede al piano con i testi davanti e lascia che l’ispirazione proceda, che le idee fluiscano, che la memoria faccia la sua parte per poi, in un secondo tempo, intervenire a dare forma, elaborare e limare, sempre con la disponibilità a tornare su un’idea, su una scelta, in dialogo, in un certo senso, con la propria creatività e con quella degli altri musicisti coinvolti.  
 
La scelta della voce è stata un passaggio fondamentale perché “Canto estrangeiro” potesse diventare quello che è, con la personalità ricca e articolata di Tatiana capace di spaziare nel vasto mondo sonoro del Brasile e non solo: insieme, Giovanni e Tatiana hanno scelto le canzoni da inserire nel CD tra le decine composte da Giovanni su versi di Elói. Il risultato è non solo una collezione di raffinate canzoni in portoghese, ciascuna con una sua personalità, una sua direzione specifica nella multiforme varietà musicale del Brasile, ma un vero e proprio album con una sua concezione complessiva, un percorso, un filo che nasce con il pensiero poetico-musicale di Giovanni e matura con gli artisti che ne hanno ricavato quasi una ‘narrazione’ in musica. La serie di 13 tracce si articola così, come conferma il compositore, in tre sezioni, 1-4, 5-10 e 11-13, con le tracce 1 e 13 a fare da preludio e posludio.
                                                         
                                 Giovanni Guaccero e Tatiana Valle (Roma, Teatro Anfitrione 28-10-2022, Festival De Natura Sonorum)
                                                                            Foto di Diogo de la Vega

 
La prima sezione, di quattro tracce, costituisce una sorta di introduzione, incentrata sull’incontro con l’altro, sul viaggio e il mare, con, in apertura, “Língua minha” (“Lingua mia”), riflessione di Elói sulla propria lingua come luogo d’incontro, quasi un manifesto, su un ritmo di marcia lenta a metà tra la ‘marcha-rancho’ del carnevale carioca di una volta e il ‘frevo-canção’ nordestino:
Sapevo a malapena
che questa lingua poco conosciuta
mi avrebbe portato sostentamento e vita
un giorno, mentre ero in terra straniera,
insegnata e appresa
[…]
E ho sentito nella canzone popolare il potere della poesia
E ho visto la cultura sfilare in gruppo per la strada
[…]
Possa esserci sempre nelle mie vene
una goccia di poesia a colpire la mia mente,
[…]
 

Vero cuore di questa sezione introduttiva dell’album è “Canto estrangeiro” (traccia 3), dove non è facile capire rispetto a cosa e a chi sia straniero il canto e che racconta proprio dell’incontro tra Giovanni ed Elói, il “jovem arteiro” (‘ragazzo vivace’) e il “parceiro” (‘compagno’) divenuto “poeta”, fino a celebrare un ‘rinascimento’ dell’arte in un “canto estrangeiro” di là dal mare.  Qui la musica, su un ritmo afro che Carlos César ha tinto di candomblé, precede – eccezionalmente – i versi, che Giovanni ha richiesto al poeta dando indicazioni ben precise.

Immagini marittime colorano anche “Deixei de esperar” (“Ho smesso di aspettare”, a voce sola, quasi una ‘cantiga’ trobadorica, un’invocazione) e “Velho marinheiro” (“Vecchio marinaio”), nel quale si riconosce il poeta stesso, all’interno di immaginario e suoni ‘fadistici’, sullo scorcio del Tejo, il Tago che sfocia con il suo grande estuario di fronte al cuore di Lisbona, luogo amato e odiato delle radici storiche brasiliane e perciò luogo di un amore che è passione. Per quest’amore si passa e si accede così alla sezione centrale del CD. Forse non è un caso che, dopo il primo, gli altri tre testi di questa sezione introduttiva terminino tutti con una rima in “-ar”, con tre parole fondamentali per tutta l’opera: “embalar” (il ‘cullare’ della musica), “mar” e “amar”. Sono queste risonanze foniche a distanza, secondo Giovanni, operazioni inconsapevoli della vis poetica del compositore – del tutto ignaro qui il poeta.
 
La sezione centrale dell’album – le tracce 5-10 – è dedicata alla vita vissuta e amata, emozioni, piaceri e dolori, tutto quello che offre tessuto ad ogni relazione umana e che qui in particolare si sostanzia come dialogo tra l’alfabeto emozionale della lingua e della musica del Brasile e il mondo italiano, anche se l’amore, l’amico, la musica, il bar e il bicchiere di birra potrebbero essere ovunque. La prima canzone di questa sezione, “Canção de amigo” (“Canzone d’amico”, traccia 5), conclude rimando con la traccia finale della prima sezione (“Velho Marinheiro”, traccia 4) e proprio con la stessa parola-rima, come in una una sorta di incatenamento poetico: prima “também a ti eu sei que hei de sempre amar” (‘io so che anche te amerò per sempre’) e poi “ao jeito antigo de só se amar” (‘in quel modo antico che è solo amarsi’). 

Alla fine della sezione, “Muda cadência” (traccia 10) è una sorta di dichiarazione d’amore del poeta verso la musica (‘Musica che mi pulsa nelle vene’), una passione che proprio con le canzoni di Giovanni si realizza finalmente e va oltre quella che altrimenti non sarebbe più che la ‘muta cadenza’ di un ‘maldestro tamburo’. Emergono in queste tracce i suoni della convivialità musicale del Brasile di ieri e di oggi, generi raffinati ma popolari e familiari a chi vive un certo mondo, il samba (“Canção de amigo”, “Sonho fugidio”), la bossa nova (“Direção do vento”, “Muda cadência” che è una sorta di samba-bossa), lo choro (“Chorinho flauteado”, “Não sei por quê” – “Non so perché” –, citazione questa dall’incipit di “Carinhoso”, choro-canzone di Pixinguinha, la musica a fare da ispirazione per il testo poetico su indicazione del compositore). Lo choro soprattutto, richiamato anche nei versi dello “Chorinho flauteado” (uno “choro sincopado” ascoltato nei bar della romana San Lorenzo), è genere strumentale particolarmente amato da Giovanni (gli ha dedicato scritti, un convegno, un laboratorio permanente ed un intero CD di cui sopra), musica d’insieme per eccellenza, raffinatezza e persino virtuosismo all’occorrenza.
 
Infine, la sezione conclusiva – le tracce 11-13 – ci riporta, con la prima delle tre canzoni, ad un fiume, che poi è come si era conclusa la sezione introduttiva (traccia 4); prima era il Tago portoghese (“o Tejo”), ora è il romano Tevere – secondo il poeta –, nonostante il titolo “Do Rio” (“Dal fiume”) faccia ovviamente a pensare a Rio de Janeiro:
A volte non vediamo bene
se va e basta o se anche viene.
A volte anche correndo
ancora sembra che venga, volendo tornare, andando in giro, girando il passo,
ancorandosi al fondo; turbina nel mezzo, ondeggia nelle secche, ristagna.
Ha paura di non vedere il mare,
ha timore di affrontarlo, fermo,
così, a malincuore, si lascia trasportare,
sa che per un fiume lo scorrere
è solo di andata, non si torna indietro…
È solo di passaggio, come la vita.
 

Qui il fluire del fiume ritorna simbolo antico del tempo (come nei miti greci) e il suo eraclitèo ‘scorrere’ è ‘solo di passaggio, come la vita’. E questo è il tema al centro di tutta l’ultima sezione del CD. Così, in “Enquanto dure” (“Finché dura”, traccia 12), “a chama no peito perdura na noite do tempo” (‘la fiamma nel petto perdura nella notte del tempo’) e l’’infinito’ dell’amore è tale “enquanto dure” (‘finché dura’), citazione da un emblematico “Soneto da fidelidade” (‘Sonetto della fedeltà’) di Vinícius de Moraes:
[…]
Vive nell’assenza
l’amore diviso
finché dura
che sia infinito
[…]


Infine, nell’ultima canzone-posludio (traccia 13) dedicata alla Carazinho città natale del poeta, lontana nello spazio ma anche nel tempo – e non solo quello cronologico –, proprio il tempo che passa eppure non cambia è il vero soggetto, tempo dell’essere:
Non sei la stessa
ma la tua immutabile bellezza
viene dall’anima che è rimasta,
[…]
Tanto si è perso, tanto è già sparito,
[…]
E quando il tempo arriva alla fine, me ne vado,
il sole tramonta, poi sorge di nuovo,
e nulla in me è cambiato…
 

In questa triade conclusiva di tracce, la musica si trasforma nel tempo da uno choro ad un samba in “Do Rio” – prendendo quindi sul serio musicalmente quel che il titolo lascia solo intendere – , echeggia l’intensità di un inesorabile tango scandito un po’ alla Caetano Veloso in “Enquanto dure” e infine si sospende in una sorta di romanza da salotto d’altri tempi nella traccia finale al pianoforte, con cui la narrazione arriva al punto di partenza, alla Carazinho di Elói, adesso eletta a poetico luogo di uno spirito oltre il tempo.

 
Il presente lavoro è la rielaborazione di quello utilizzato per la presentazione del CD “Canto estrangeiro” presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma il 10 giugno 2022. I testi delle canzoni sono qui riportati secondo la traduzione autorizzata dall’autore. Si ringraziano gli autori di testi e musiche del CD per la messa a punto della versione finale dello scritto.




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Giorgio Monari. Studioso, musicista e organizzatore, ha insegnato Storia della musica e tenuto attività musicali presso la Sapienza Università di Roma, dove attualmente partecipa nel progetto Musica Sapienza, e la Pontificia Università Gregoriana. Presso l’Ambasciata del Brasile a Roma ha avviato e prosegue il laboratorio corale Aquarela, che ha collaborato, tra gli altri, con Tatiana Valle, Elói Stein, Stefano Rossini, Zé Galia, Neney Santos. Come studioso, autore e conferenziere si è occupato di ambiti musicali diversi, con una particolare attenzione ai rapporti musicali tra Europa e America Latina e alla circolazione di concetti, interpretazioni e tradizioni musicali, ed ha pubblicato i suoi scritti in riviste, atti di convegni e miscellanee musicali, letterarie e filosofiche italiane e internazionali, oltre a curare pubblicazioni miscellanee. In anni recenti è stato direttore artistico del festival musicale itinerante in America Latina “Itinerância Ruspoli” e del Concorso musicale Ruspoli.
 
 
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Audição (e leitura) de “Canto estrangeiro” de Tatiana Valle e Giovanni Guaccero -CD Encore Music 2022
por
Giorgio Monari

 
                                                                   
                                                                      Copertina del Cd di Marcelo Guimarães Lima

                                                                                                                                   Nuovi Percorsi/Sarapegbe, 26 giugno 2023
Longa e bela é a história do CD “Canto estrangeiro” de Tatiana Valle e Giovanni Guaccero. Produzido pelo próprio Giovanni com Roberto Lioli e Vittorio Bartoli para a Encore Music, o CD é todo dedicado a músicas em português compostas sobre poemas de Luís Elói Stein. É só a primeira produção musical de amplo alcance toda em português tanto para o poeta quanto para o compositor, mas é um projeto maduro, resultado de uma longa história e de um lento processo que iniciou em Roma em 2018. Atrasado devido à pandemia em 2020, foi gravado em 2021 entre Fara Sabina, Bolonha, Porto e Rio de Janeiro; em seguida, foi mixado em Roma, e por fim masterizado em Forlì. Depois de passar por fases de reelaborações e novas contribuições criativas, finalmente o CD veio à luz em março de 2022.
 
Protagonista é a voz de Tatiana, brasileira de Londrina (Paraná), na Itália desde 2007 no cenário do Brasilian Jazz com Nicola di Camillo, Bruno Marcozzi, Angelo Trabucco, Eddy Palermo Trio etc., além de solista ou em quarteto, com colaborações de destaque com a Orchestra di Piazza Vittorio, Gustav Lundgren, Guinga, Gabriele Mirabassi, un primeiro disco solo e dois com Cristina Renzetti ‒ As Madalenas ‒ em 2015 (“Madeleine”, excelente aclamação da crítica) e em 2018. Em “Canto estrangeiro”, sua voz ressoa na poesia de Elói, brasileiro de Carazinho (Rio Grande do Sul), uma vida como professor de língua portuguesa na Universidade La Sapienza de Roma e no Centro Cultural Brasil-Itália da Piazza Navona, revelando-se como poeta por volta de 2007 ‒ ano em que Tatiana chegou na Itália ‒ e desde então autor de várias coletâneas de poesias em português e italiano.
                                                         
                                              Bruno Marcozzi, Giovanni Guaccero, Tatiano Valle, Marco Ruviaro, Barbara Piperno.
                                                                                    Foto di Diogo de la Vega


Seus versos foram musicados por um compositor de reconhecido valor como é Giovanni, também pianista e musicólogo, bem adentrado no cenário clássico ‘contemporâneo’, filho de um dos seus protagonistas a partir dos anos 50 (Domenico Guaccero, 1927-1984), autor de obras musicais significativas nessa esfera e, ao mesmo tempo, dedicado à música brasileira e ao português (Pixinguinha, Jobim, Chico Buarque, Egberto Gismonti, Milton Nascimento e Guinga são suas referências), o que resulta em uma espécie de biografia paralela, desde que passou a ouvir os grandes artistas brasileiros nos anos 80 junto com seu refinado pai, e o leva a produzir um mais que respeitável CD alguns anos atrás, “A roda dos planetas errantes” (todas as faixas são choros originais), além de vários entrelaçamentos com a sua outra biografia, a ‘erudita’.

Para este novo CD, Giovanni reúne excelentes músicos que elaboram e concretizam brilhantemente as suas ideias sonoras: com ele próprio no piano e com Tatiana, estão o brasileiro Marco Ruviaro no violão de sete cordas e bandolim, Barbara Piperno nas flautas e vocais (juntos formam o duo Choro de rua), o já mencionado Bruno Marcozzi, na bateria e percussão, e uma lista notável de convidados especiais como Giancarlo Bianchetti na guitarra elétrica, o violoncelo de Francesco Maria Parazzoli em “Direção do vento” e os brasileiros Carlos César Motta na percussão, Henrique Cazes no cavaquinho, e Fred Martins, vocal em “Velho marinheiro”.
 
Assim, “Canto estrangeiro” chega a se colocar com todo direito na longa história italiana do Brasil e da sua música, um ‘capítulo’ no seu sucesso internacional que não pode ser ignorado, por a presença na Itália de grandes artistas entre o final dos anos 60 e os anos 80, Vinícius de Moraes, Toquinho, Chico Buarque, filho de Sérgio Buarque de Holanda (professor da Universidade La Sapienza), Írio de Paula (que ficou em Roma até o fim da vida) e muitos outros que se seguiram, atuando como fermento da ‘brasilidade’ de Giovanni.
                                                         
                                                    Partecipanti alla registrazione di Canto estrangeiro
                                                                                     . Dal Booklet del CD


No final dos anos 2000, Roma mais uma vez recebeu novas forças musicais brasileiras, filhas dos vários movimentos de redescobrimento da música de raiz, especialmente samba e choro, que cultivam os grandes clássicos, porém abrindo-se às novas tendências. Neste contexto está Tatiana. É a essa nova onda brasileira que se ligam tanto a virada decisiva na produção poética de Elói (2007), desde o início próxima da música, quanto o grande impulso do Giovanni compositor ‘brasileiro’.
 
É o ano de 2008 quando aparecem os seus primeiros ensaios musicais com os poemas de Elói – seu professor de português –, para chegar a uma fase mais consistente e consciente entre 2012 e 2013, da qual permanecem sinais em “Canto estrangeiro” (2012: “Chorinho flauteado”, “Direção do vento”, “Muda cadência”; 2013: “Não sei por quê”), enquanto a maioria das faixas pertence à fase mais recente e madura da parceria (2018: “Canção de amigo”, “Velho marinheiro”, “Sonho fugidio”; 2019: “Língua minha”, “Do rio”, “Enquanto dure”; 2020: “Deixei de esperar”, “Canto estrangeiro”, “Carazinho”). Segundo o próprio compositor, todas foram escritas “agrupadas”, geralmente “em pouquíssimos dias”, como as de 2012 e 2018-2020, e às vezes “até mais de uma no mesmo dia”, para depois talvez “passar meses ou anos sem fazer nem mesmo uma”.
                                                         
                                         Il gruppo alla prima con Luís Elói Stein (Roma, Teatro Anfitrione 28-10-2022, Festival De Natura Sonorum).
                                                                                 Foto di Diogo de la Vega

                           

Diante da poesia de Elói, Giovanni se despe de suas vestes clássicas, senta-se ao piano com os textos à sua frente e deixa a inspiração agir, as ideias fluírem, a memória desempenhar seu papel, para depois, em um segundo tempo, intervir para dar forma, elaborar e aprimorar, sempre com a disponibilidade de revisar uma ideia, uma escolha, em diálogo, em certo sentido, com sua própria criatividade e a dos outros músicos envolvidos.
 
A escolha da voz foi um passo fundamental para que “Canto estrangeiro” se tornasse o que é, com a personalidade rica e articulada de Tatiana, capaz de abranger o vasto mundo sonoro do Brasil e mais além: juntos, Giovanni e Tatiana escolheram as músicas a serem incluídas no CD, dentre as dezenas compostas por Giovanni com versos de Elói. O resultado não é apenas uma coleção de músicas refinadas em português, cada uma com sua própria personalidade, sua própria direção específica na variedade musical multiforme do Brasil, mas um verdadeiro álbum com sua própria concepção geral, um percurso, um fio que nasce com o pensamento poético-musical de Giovanni e amadurece com os artistas até obterem quase uma ‘narração’ em música.
                                                             
                                             Giovanni Guaccero e Tatiana Valle (Roma, Teatro Anfitrione 28-10-2022, Festival De Natura Sonorum)
                                                                                   Foto di Diogo de la Vega


A série de 13 faixas, portanto, divide-se, como confirma o compositor, em três seções, 1 a 4, 5 a 10 e 11 a 13, com as faixas 1 e 13 atuando como prelúdio e poslúdio. A primeira seção, de quatro faixas, constitui uma espécie de introdução, centrada no encontro com o outro, a viagem e o mar, com, na abertura, “Língua minha”, reflexão de Elói sobre sua própria língua como um lugar de encontro, quase um manifesto, em um ritmo de marcha lenta entre a ‘marcha-rancho’ do carnaval carioca de antigamente e o ‘frevo-canção’ nordestino:
Mal sabia
que esta mal sabida língua
me traria sustento e vida
um dia, ao ser em terra estranha
ensinada e aprendida
[...]
E eu senti na canção popular o poder da poesia
E eu vi a cultura a desfilar no cordão na avenida
[...]
Que me haja sempre nas veias
um pingo de poesia a atinar-me a mente,
[...]

 
O verdadeiro coração dessa seção introdutória do álbum é “Canto estrangeiro” (faixa 3), na qual não é fácil entender em relação a que e a quem a canção seja estrangeira, e que conta justamente o encontro entre Giovanni e Elói, o “jovem arteiro” e o “parceiro” que virou “poeta”, até celebrarem um “renascimento” da arte em um “canto estrangeiro” do outro lado do mar. Aqui a música, em um ritmo afro que Carlos César tingiu de candomblé, precede ‒ excepcionalmente ‒ os versos, que Giovanni solicitou ao poeta dando indicações muito precisas. Imagens marítimas também coloram “Deixei de esperar” (em voz solo, quase uma ‘cantiga’ trovadoresca, uma invocação), e “Velho marinheiro”, na qual pode-se reconhecer o próprio poeta, dentro de imagens e sons ‘fadistas’, com vista no Tejo, que deságua com seu grande estuário em frente ao coração de Lisboa, lugar amado e odiado das raízes históricas brasileiras e, portanto, lugar de um amor que é paixão. Por esse amor se passa e se chega, assim, à seção central do CD. Talvez não seja por acaso que, depois do primeiro, os outros três textos dessa seção introdutória terminem por uma rima em “-ar”, com três palavras fundamentais para toda a obra: “embalar” (o ‘embalo’ da música), “mar” e “amar”. São essas ressonâncias fônicas à distância, segundo Giovanni, operações inconscientes da vis poetica do compositor – alheias ao poeta.
 
A seção central do álbum ‒ faixas de 5 a 10 – é dedicada à vida vivida e amada, às emoções, aos prazeres e às dores, tudo aquilo que constitui o tecido de cada relacionamento humano e que aqui, em particular, se substancia como diálogo entre o alfabeto emocional da língua e da música do Brasil e o mundo italiano, mesmo podendo o amor, o amigo, a música, o bar e o chope estarem em qualquer lugar. A primeira música dessa seção, “Canção de amigo” (faixa 5), termina rimando com a faixa final da primeira seção (“Velho Marinheiro”, faixa 4) e precisamente com a mesma palavra-rima, numa espécie de encadeamento poético: primeiro “também a ti eu sei que hei de sempre amar” e depois “ao jeito antigo de só se amar”. No final da seção, “Muda cadência” (faixa 10) é uma espécie de declaração de amor do poeta à música (“Música que me palpita às veias”), uma paixão que, graças às canções de Giovanni, é finalmente concretizada e vai além do que, de outro modo, não seria mais do que a “muda cadência” de um “canhestro tambor”.

Nessas faixas, emergem os sons da ‘convivialidade’ musical do Brasil de ontem e de hoje, gêneros refinados, mas populares, e familiares para aqueles que vivem em um determinado mundo, o samba (“Canção de amigo”, “Sonho fugidio”), a bossa nova (“Direção do vento”, “Muda cadência”, que é uma espécie de samba-bossa), o choro (“Chorinho flauteado”, “Não sei por quê”, citação do incipit de “Carinhoso”, choro-canção de Pixinguinha, a música servindo de inspiração para o texto poético sob indicação do compositor). O choro principalmente, recordado também nos versos do “Chorinho flauteado” (um “choro sincopado” ouvido nos bares de San Lorenzo, em Roma), um gênero instrumental particularmente amado por Giovanni (que lhe dedicou artigos, um convenho, oficinas permanentes e o CD citado mais acima), música de conjunto por eleição, refinamento e até mesmo virtuosismo quando necessário.
 
Por fim, a seção final ‒ faixas 11 a 13 ‒ nos leva de volta, com a primeira das três músicas, a um rio, como também na conclusão da seção introdutiva (faixa 4); primeiro foi o Tejo português, agora é o Tibre de Roma – diz o poeta ‒, apesar de o título “Do rio” deixar pensar no Rio de Janeiro:
 Às vezes a gente não vê bem
se ele só vai ou se também vem.
Tem vez que mesmo indo correndo
inda parece que vem, querendo
voltar, dando voltas, volteando o passo,
fundeando ao fundo;
se redemoinha no meio,
vacila no raso, remansa;
Tem medo de ficar sem ver o mar,
teme afrontá-lo, parado,
assim, relutante, se deixa levar,
sabe que para um rio a vinda
é só de ida, não há volta...
É só de passagem, como a vida.

 
Aqui a corrente do rio volta a ser ‘antigo’ símbolo do tempo (como nos mitos gregos) e seu ‘fluxo’ heraclitiano “é só de passagem, como a vida”. E esse é o tema central de toda a última seção do CD. Assim, em “Enquanto dure” (faixa 12), “a chama no peito perdura na noite do tempo” e o infinito do amor é tal “enquanto dure”, citação do emblemático “Soneto da fidelidade” de Vinícius de Moraes:
[...]
Vive na ausência
o amor dividido
enquanto dure
que seja infinito
[...]

 
Por fim, na última canção-poslúdio (faixa 13), dedicada a Carazinho, cidade natal do poeta, longe no espaço, mas também no tempo ‒ e não apenas no cronológico ‒, o próprio tempo que passa e não muda é o verdadeiro protagonista, o tempo do ser:
Não és a mesma,
mas tua imutável beleza
vem da alma que ficou,
[...]
Muito se perdeu, tanto já se foi,
[…]
E quando o tempo chega enfim me vou,
o sol se põe, depois renasce,
e nada em mim mudou…
 

Nessa tríade conclusiva de faixas, a música se transforma ao longo do tempo de um choro para um samba em “Do rio” ‒ levando a sério musicalmente o que o título apenas sugere ‒, ecoa a intensidade de um tango inexorável em “Enquanto dure”, pontuado um pouco de Caetano Veloso, e, por fim, suspende-se em uma espécie de romanza de salão de outros tempos na última faixa ao piano, com a qual a narrativa chega ao ponto de partida, a Carazinho de Elói, agora eleita como poético lugar de um espírito além do tempo.
 
 

Este trabalho é a reformulação do que foi usado na apresentação do CD "Canto estrangeiro" na Scuola Popolare di Musica di Testaccio, em Roma, em 10 de junho de 2022. Gostaríamos de agradecer aos autores das letras e músicas do CD pelo ajuste da versão final deste escrito e a sua tradução.
 


Luís Elói Stein
Giorgio Monari. Acadêmico, músico e organizador, deu aulas de História da Música e realizou atividades musicais na Universidade La Sapienza de Roma, onde atualmente participa do projeto Musica Sapienza, e na Pontifícia Universidade Gregoriana. Na Embaixada do Brasil em Roma, iniciou e manteve a oficina coral Aquarela, que já colaborou, entre outros, com Tatiana Valle, Elói Stein, Stefano Rossini, Zé Galia, Neney Santos. Como estudioso, autor e conferencista, trabalhou em vários campos musicais, com foco especial na relação musical entre a Europa e a América Latina e na circulação de conceitos, interpretações e tradições musicais, e publicou seus escritos em revistas musicais, literárias e filosóficas italianas e internacionais, além da curadoria de publicações diversas. Nos últimos anos, foi o diretor artístico do festival itinerante de música latino-americana "Itinerância Ruspoli" e do Concurso musical Ruspoli.